Semiconduttori: sussidi o cooperazione internazionale? Strategie Ue e Usa a confronto

Il 29-Novembre-2022

“Se nello US Chips Act c’è un chiaro riferimento al target ovvero i cosiddetti legacy chip, semiconduttori meno sofisticati, fondamentali per l’industria automobilistica e della difesa, nell’EU Chips Act non vi è menzione di un target chiaro e preciso. Lo stanziamento statunitense è destinato a risolvere le strozzature di approvvigionamento a breve termine che fanno salire i prezzi delle automobili e rallentano la produzione di attrezzature militari. Al contrario, l’Unione vorrebbe diventare leader nella produzione di chip 2nm, i più tecnologicamente avanzati, invece di puntare sulle sue forze esistenti come il settore automobilistico (essendo inoltre l’Europa il primo importatore di chip per questo settore).”

“L’America ha puntato principalmente sulla produzione sia per sopperire alla mancanza di chip ma anche (e principalmente) per allentare la dipendenza dalla Cina e da Taiwan e far fronte agli ingenti piani di investimenti che questi Paesi stanno mettendo in atto. Perciò, la nostalgia per quella leadership ormai persa che vedeva gli Stati Uniti come detentori del 37% della produzione mondiale di chip nel 1990, ha mosso il legislatore americano affinché facesse fronte all’attuale carenza di chip e alla posizione subordinata a livello geopolitico. In ogni caso, le nuove fabbriche finanziate dal CHIPS for America Act probabilmente non produrranno chip fino a molto tempo dopo la fine dell’attuale carenza. Le fabbriche di chip sono infatti grandi impianti industriali che richiedono anni di progettazione e costruzione prima di iniziare la produzione vera e propria. I semiconduttori prodotti nella mega-fabbrica che Intel sta progettando in Ohio – che si concentrerà su chip avanzati – potrebbero non finire nei dispositivi di consumo prima del 2026.”

“L’Europa dal canto suo dovrebbe invece puntare sui punti di forza già esistenti quali la ricerca e sviluppo. Tale segmento, alla base dell’intera catena del valore dei chip, oltre ad essere indispensabile per brevettare nuovi design è anche uno step meno costoso rispetto alla creazione di una fabbrica di chip, sebbene anch’esso sia un investimento i cui frutti non sono visibili nel breve termine. L’Europa però già vanta atenei prestigiosi che formano personale specializzato e talenti riconosciuti in tutto il mondo; la sfida risiede nel trattenere in Europa questo capitale umano. Storicamente, uno dei principali punti di forza dell’Europa è stata la ricerca in laboratorio e il mondo accademico, ma la produzione dei chip è avvenuta in impianti di fabbricazione di semiconduttori all’estero. Bisogna perciò avvicinare la ricerca e la produzione. Sfruttando alcuni dei più grandi talenti del mondo in Europa, si può tradurre l’attuale eccellenza della regione nella ricerca in innovazione industriale per i consumatori di tutto il mondo.”

“Il raggiungimento dell’obiettivo posto dalla Commissione Europea, ossia raggiungere una quota di mercato pari al 20% entro il 2030, rappresenterebbe un vero successo dell’intervento pubblico per invertire una tendenza decennale al declino. Nel 2000, la quota di mercato globale dell’Europa era del 24%, nel 2021 era inferiore al 10%. Tuttavia, poiché la produzione mondiale di semiconduttori è destinata a raddoppiare entro il 2030, raggiungere gli obiettivi della Commissione significherebbe quadruplicare la produzione europea nello stesso arco di tempo, mentre negli ultimi 15 anni non è stata costruita nessuna nuova fabbrica e gli altri attori globali hanno fissato obiettivi altrettanto ambiziosi.”

Fonte: agendadigitale.ue

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