Chip, perché non ce ne sono più? Le ragioni della crisi (e gli effetti su di noi)

Il 07-Settembre-2021

“L’ultimo segnale di una crisi senza precedenti arriva inevitabilmente da Taiwan dove la «caccia al tesoro» dei microchip sta diventando sempre più difficile e cara. Il colosso dei chip Tsmc, leader mondiale, ha appena pianificato di aumentare i prezzi fra il 10% ed il 20% tra fine 2021 ed inizio 2022, vista la domanda in crescita e l’offerta in picchiata.”

“Potremmo definire il 2021 come l’anno della guerra dei chip. A Taiwan si concentrano le fonderie che producono conto-terzi i microprocessori disegnati altrove. Una crisi globale amplificata dal progresso tecnologico trainato dal 5G che si serve di chip per i nuovi apparati di telecomunicazioni. Il vizio originario, raccontano gli addetti ai lavori, sta tutto nell’anno Covid 2020 in cui le proiezioni di vendite da parte delle case automobilistiche a marzo scorso erano più prudenziali rispetto a ciò che poi si è effettivamente verificato sul mercato. Ciò ha finito per spostare i volumi e la domanda di semiconduttori, che storicamente incide sull’auto soltanto per il 10% dei volumi globali. I produttori usano la formula del «just in time». Si rinegozia costantemente col fornitore il contratto in modo da avere sempre il «magazzino» a zero per ridurre al minimo i costi di logistica. Si tratta da diversi mesi di riallocare l’offerta di chip anche perché per costruire, nel mentre, nuovi impianti di semiconduttori, la cui durata però impone anche 12- 18 mesi.”

Fonte: corriere.it

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